Per parlare di Etica è necessario capire cosa sia esattamente e in che cosa si differenzia dalla Morale. Non esistono di certo definizioni assolute, ma in generale la morale si può dire l’insieme dei principi generali che guidano il nostro comportamento e le nostre relazioni, mentre l’etica è la “pratica”, la modalità di applicazione dei principi della morale. In altre parole è etica tutto ciò che è propensione verso il bene e ciò significa non solo fare quello che si deve fare, ma farlo al meglio.
Se la capacità di distinguere il bene dal male viene affidata alla ragione, è invece la volontà la facoltà umana preposta a realizzare i principi morali in chiave etica.
Anche in questo caso è Aristotele il fondatore del termine “etica”: essa indicava la “scienza dell’ethos”, ovvero il costume di un popolo, il modo di sentire comune e la condotta umana espressa nelle leggi della polis.
Tuttavia ,dal Seicento in poi, il concetto filosofico di etica aristotelica è entrato in crisi a causa della Rivoluzione scientifica, espressione con cui si intende normalmente il profondo cambiamento nell’ambito dei rapporti tra l’uomo e la natura, caratterizzato dall’introduzione della matematica come strumento per la conoscenza oggettiva della realtà e come condizione per modificarla, attraverso la tecnologia.
È con la fisica-matematica galileiana e newtoniana che si assiste al passaggio definitivo ad un mondo in cui la conoscenza della natura è oggettiva, misurabile e addirittura prevedibile in termini matematici.
Com’è dunque possibile poter dedurre delle norme relative al comportamento morale a partire da “leggi naturali”, che si sono in realtà rivelate essere “leggi meccaniche”? La risposta è semplice: non è possibile, almeno in linea di massima.
Nella storia della filosofia esistono però alcune eccezioni di filosofi che hanno tentato di rispondere alla domanda in maniera positiva. Spinoza per esempio, con la sua visione panteistica, come già gli Stoici nell’Antichità, sosteneva il carattere di necessità acquistato dal divenire nel mondo: nulla infatti avviene per caso, se tutto è la manifestazione dell’assoluto.
Dopo Spinoza, fu invece David Hume a prendere atto dell’impossibilità di passare dal principio di causa a quello di effetto, introducendo il belief, ovvero un atto di credenza che si basa sull’abitudine e sulla proiezione nel futuro di una serie di eventi passati.
Proprio a partire da questa scissione Kant stabilisce una netta separazione tra la “ragion pura”, capace solo di conoscere, e la “ragion pratica” che è invece capace solo di comandare con “l’imperativo categorico”. Ciò a cui mira Kant nell’ambito dell’etica è la salvaguardia dei diritti della libertà con quelli della legge morale introducendo quindi la nozione di una legge morale puramente formale, ossia prima di indicazioni già determinate, che obbliga l’uomo a scegliere tra le varie opzioni in modo razionale, cioè in modo necessario e universale.
Mi trovo d’accordo con Kant nell’affermare che l’uomo è libero solo sul piano noumenico, ma di fatto noi siamo sicuramente inseriti nella trama dei rapporti causa-effetto e dunque sul piano fenomenico le nostre scelte appaiono non libere.
È però altrettanto vero che la libertà, anche se considerata sul piano noumenico, sta diventando oggi un qualcosa di sempre più astratto. Come già sosteneva Rousseau, l’apparire nella nostra società è più importante dell’essere. È come se tutti indossassimo una maschera e cercassimo di apparire come gli altri vogliono vederci.
Ci stiamo omologando sempre di più alla massa, con il conseguente aumento delle difficoltà che si riscontrano nel realizzare la morale, e dunque nel compiere la propria etica.
Personalmente credo di aver viaggiato sempre un po’ controcorrente, prendendo delle decisioni che mi hanno portata a seguire il mio modo di essere. Molte volte ho sbagliato, e molte volte sbaglierò, ma il mio motto è “non mollare mai“. Bisogna essere sempre forti e pronti alle inconvenienze che ci riserva la vita, per questo penso che la libertà dell’uomo stia proprio nel decidere se combattere ed essere ambiziosi, oppure se adagiarsi e rimanere immobili.
Bisogna essere dei guerrieri affamati di vita e imparare a conoscere se stessi, imparare ad accettarsi per come si è veramente, e non per come si vorrebbe essere, o meglio, per come gli altri vorrebbero farci apparire. Tutto questo può risultare molto difficile, ma il raggiungimento della nostra vera essenza ritengo sia qualcosa di graduale, da sperimentare durante il corso di tutta la nostra vita. Per iniziare è importante valutare ogni possibilità per prendere con coscienza le proprie decisioni; ciò che conta è infatti non lasciarci condizionare in alcun modo, perchè anche se siamo circondati da molte persone a noi simili, la verità è che solo noi possiamo sapere cosa è bene per noi.